Stagione di Prosa › Torna al programma
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con Daniele Bonaviri (chitarra live)
Adattamento Tommaso Mattei
Pato srl
Il 15 aprile 1967 scompariva un attore senza eguali, capace di dare voce con la sua straordinaria "rivoluzione del linguaggio" , con le sue smorfie e i suoi lazzi verbali allʼItalia del Dopoguerra. A cinquant'anni dalla sua morte Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfiro - genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, più romanticamente Totò, non ha mai smesso di farci sentire la sua presenza.
Non lo ha fatto la sua maschera, emblema sorridente e triste del sottoproletariato urbano in un'Italia schiacciata ma viva, e non lo ha fatto l'uomo, nostalgico e fragile, che con quella maschera sembrava avere poco o niente a che fare. La lettura tra lettere, interviste, frammenti, musica e poesia ripercorre la carriera dell’attore partendo idealmente dal suo rapporto con il teatro, che con apparente paradosso meglio di altro può servire come chiave per mettere a nudo l’uomo oltre la maschera dell’interprete.
Perché sono esistiti un Totò e un Antonio De Curtis. E per entrambi non si può che avere, parafrasando una sua canzone, "soltanto una parola: amore e niente più".